«Un fremito percosse l’aria». Elogio dell’isegoria

Autori

  • Gerardo Guccini

DOI:

https://doi.org/10.58849/italog.2020.GUC

Abstract

Nel mondo greco il termine isegoria designava l'eguale possibilità di prendere la parola nelle pubbliche assemblee. Il saggio mostra come questa prerogativa alla base della democrazia ateniese fosse fin dall'origine una componente essenziale della cultura teatrale. I grandi tragici - Eschilo ed Euripide - celebrano infatti la pratica assembleare della isegoria, mostrando di considerare il teatro
un luogo in cui il drammaturgo poteva rivolgersi alla polis prendendo la parola su questioni fondamentali e urgenti. Le tragedie in cui Eschilo ed Euripide si diffondono sulla pratica assembleare della isegoria, presentano argomenti diversi e uno stesso titolo: Supplici. Non è un caso. Supplicanti erano infatti coloro che, portando rami avvolti in candida lana e graffiandosi a sangue le guance, rivolgevano, individualmente o riuniti in gruppi, specifiche richieste agli dei oppure a sovrani ai quali chiedevano di tutelare valori comunque protetti dal mondo olimpico. Nelle Supplici (463 a. C.) di Eschilo, Danao e le sue cinquanta figlie, in fuga dall'Egitto, chiedono a Pelasgo, re degli Argivi, ospitalità e difesa dai loro inseguitori. In quelle di Euripide (423 a. C.), le sette madri degli eroi morti a Tebe per sostenere Polinice, domandano a Teseo, re di Atene, d'imporre al sovrano tebano, l'inflessibile Creonte, di dare sepoltura ai loro cari

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Pubblicato

2020-05-25

Come citare

Guccini, G. (2020). «Un fremito percosse l’aria». Elogio dell’isegoria. Italogramma, (18), 1–7. https://doi.org/10.58849/italog.2020.GUC

Fascicolo

Sezione

LETTERATURA E SPETTACOLO